Piccolo borgo della Toscana meridionale, Lucignano rappresenta uno degli esempi più straordinari di urbanistica medievale, per il suo impianto a forma ellittica ed anelli viari concentrici rimasto intatto dai secoli. Passeggiare per le sue strade è come giocare all’interno di un intricato labirinto che si risolve soltanto una volta giunti nella zona alta del paese. Il nome Lucignano deriva probabilmente da Lucinianum, termine con cui s’indicava il castrum romano
fondato dal console Licinio; ma a rendere strategicamente importante il paese, quando si configurò come castello in epoca medievale, è stata la sua felice collocazione geografica, in posizione dominante sulla Valdichiana lungo la strada fra Siena ed Arezzo. Per circa tre secoli dal 1200 al 1500, infatti, Lucignano ha subito continui passaggi di giurisdizione tra Siena, Arezzo Firenze e Perugia, acquisendo l’attuale organizzazione urbanistica con la fortificazione, le chiesele abitazioni di pietra e mattoni che, ancora oggi, è possibile ammirare percorrendo gli stretti vicoli del centro storico.Attualmente il paese mantiene intatto il suo fascino di antico borgo che ha saputo tramandare, di generazione in generazione, le vecchie tradizioni agricole ed artigiane del territorio grazie all’esperienza di maestranze professionalmente preparate: dal pregiato olio extravergine di oliva al miele, dai lavori d’intaglio alla produzione di ceramica, dall’oreficeria all’arcaica lavorazione della pietra serena. Allo sguardo dei visitatori Lucignano offre, oltre alle numerose bellezze architettoniche e artistiche del centro storico, un contorno campagnolo che l’uomo ha saputo modellare secondo le proprie necessità e di cui si può godere appieno muovendosi a piedi, a cavallo o in mountain bike.
Nelle due ultime domeniche di maggio si svolge la Maggiolata, l’evento che dal 1937 apre e scandisce la primavera lucignanese. Bande musicali e gruppi folkloristici provenienti da tutta Italia accompagnano, per le strade de paese, la sfilata di carri allegorici completamente coperti di fiori, realizzati dai quattro rioni lucignanesi per aggiudicarsi il “Grifo d’oro”. Il Capitano del Popolo, che precede il corteo storico con armati, tamburini e suonatori di chiarine, annuncia fin dalla mattina l’inizio della sfilata, mentre a chiudere il corteo è il carroccio simbolo del Comune di Lucignano trainato da buoi di razza chinina.
Memorie del Passato è una rievocazione storica che ripropone scene di vita quotidiana della fine dell’800 o dell’inizio del ‘900. Nelle strade del paese riaprono numerose botteghe artigiane che fanno rivivere gli antichi mestieri, mentre popolani, contadini e gentiluomini con abiti d’epoca ricreano la colorata e chiassosa atmosfera dei giorni di festa. Giocolieri, musicanti e artisti di vario genere animano ogni angolo dell’antico borgo, con bancarelle ed osterie che inebriano i passanti con gli aromi delle ricette del passato.
Conosciuta anticamente anche come Fiera del Cappone, la Fiera del Ceppo è uno degli appuntamenti fissi del periodo natalizio lucignanese. Legata alla memoria storica del paese e della Valdichiana, la Fiera anima le strade del paese nella domenica che precede il giorno di Natale dando vita ad una festa popolare capace di anticipare l’atmosfera di uno dei periodi più magici dell’anno.
Allestito al piano terreno del palazzo comunale, il Museo Comunale di Lucignano ospita dipinti, oreficerie, affreschi e arredi sacri del XIII e del XVIII secolo, con opere firmate da Lippo Vanni, Bartolo di Fredi e Luca Signorelli. L’opera più conosciuta è però l’“Albero d'oro” o “Albero della vita” un reliquiario alto circa 2 metri e 60 centimetri realizzato in argento, rame dorato e smalti e decorato con piccole teche, medaglioni e miniature. Unico ed inimitabile esempio di oreficeria aretino-senese di Ugolino da Vieri e Gabriello d’Antoni, l’Albero è, ad oggi, una delle opere più affascinanti presenti sul territorio.
La presenza di un’immagine venerata della Madonna, affrescata nel 1471 dal pittore Feliciano Batone nei pressi di una grande quercia ha portato alla costruzione del Santuario di Santa Maria della Querce. L’originaria cappellina in legno, costruita a protezione dell’insegna, è stata però sostituita da una prima chiesetta in muratura che ha assunto poi la veste attuale tra il 1568 e il 1617. A trasformarla in una struttura di grande pregio sono stati infatti gli interventi di Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi e, infine, di Giorgio Vasari che l’ha resa un piccolo gioiello architettonico della vallata.
Costruita tra il 1248 ed il 1289, la Chiesa di San Francesco costituisce un rilevante esempio di architettura gotica francescana con un impianto basilicale a croce egizia e navata unica. Dietro una facciata alta e luminosa, realizzata a conci di pietra in arenaria e travertino, la chiesa conserva ancora oggi molti affreschi attribuiti a Bartolo di Fredi e Taddeo di Bartolo, ed un grande affresco di particolare fascino, universalmente conosciuto come “Il trionfo della Morte”.
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